Il primo risultato da conseguire è conquistare la fiducia e la confidenza del puledro, e sarebbe bene farlo son dalla più giovane età.

Il buon addestratore avrà sempre in tasca qualche leccornia per premiare il suo allievo.

CAPEZZA E MORSO

La prima operazione da compiere con il puledro è quella di mettergli la capezza. Può sembrare banale, ma proprio perché è il primo approccio, va condotto con somma cautela. E' necessario iniziare accarezzando il puledro sul collo, evitando movimenti bruschi e senza puntare troppo velocemente alla sua testa.

Una volta calzata sul muso, la capezza va chiusa molto adagio perché i movimenti delle mani non lo allarmino.

Durante i primi giorni si ripeterà l'operazione di togliere e mettere la capezza di frequente, così da superare ogni esitazione.

Il secondo passo è quello di fare accettare il morso. La difficoltà iniziale consiste nell'indurre il puledro ad aprire la bocca; tra i trucchi più usati allo scopo ricordiamo quello di spalmare il filetto di miele o quello di tenere nella stessa mano che inserisce il morso nella fessura delle labbra una zolletta di zucchero o altro che sia molto appetitoso. Se il passaggio della testiera davanti agli occhi genera spavento, sarà necessario staccare il frontalino e far passare il montante della briglia dietro le orecchie. (vedi la nostra sezione delle briglie)

E' necessario abituare il cavallo a essere toccato e manipolato in tutte le parti del corpo, soprattutto là dove è più sensibile, come appunto dietro le orecchie (carezze e grattatine gli renderanno piacevole il contatto con la mano dell'uomo). La stessa cautela va usata nel togliere la briglia.

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LAVORO ALLA CORDA - EQUIPAGGIAMENTO

L'attrezzatura necessaria è la corda, che deve essere piatta, larga 2-4 cm e lunga circa 10 m. Può essere di cotone o nylon, in ogni caso morbida e leggera. A una delle estremità è munita di  un moschettone, robusto e girevole; meglio ancora se a una certa distanza da questo, 30-40 cm, c'è una giunta girevole, perché è molto importante che durante il lavoro la corda non si attorcigli.

All'altra estremità c'è una grande asola nella quale l'istruttore infila la mano e che gli consente di tenere la corda ordinatamente raccolta.

Il capezzone deve essere di buona fattura, con montanti larghi, ben imbottito e di misura giusta.

Va sistemato con molta cura, non deve essere troppo basso sul ponte del naso per non interferire con la respirazione e soprattutto va stretto molto bene, in modo che non si muova dalla giusta posizione, così che non provochi ferite e abrasioni e non ripercuota eventuali strattoni della corda.

Il capezzone è munito lateralmente di due piccole cinghie alle quali si può fissare il filetto. Il capezzone è indispensabile nella prima fase di addestramento per evitare di nuocere alla bocca del cavallo, inoltre per la sua imbottitura non provoca nessuna dolorosa reazione qualora l'allievo si abbandonasse inizialmente a qualche gesto scomposto.

Dopo qualche seduta si applicherà il filetto, pur continuando a unire la corda al capezzone. Quando l'allievo avrà imparato a procedere in modo ordinato al comando della voce, ad arrestarsi e a cambiare di mano, si passerà ad attaccare la corda agli anelli del filetto e infine si sostituirà il capezzone stesso con una leggera briglia munita di filetto.

Il fascione di addestramento è costituito da una larga fascia, ampia 10-12 cm, imbottita sul dorso, in modo da non scivolare lateralmente e allacciata ai due estremi a una fascia che fa da sottopancia delle stesse dimensioni e materiale.

E' munito solitamente di sei anelli: due sul garrese, uno avanti che può per esempio servire a far passare la corda che agisce sul filetto, uno all'indietro che può servire ad ancorare il sottocoda e i quattro laterali (due per ogni lato) rivolti anch'essi uno in avanti e uno all'indietro che vengono usati per l'applicazione di redini fisse o elastiche.

La frusta è naturalmente essenziale per questi esercizi: viene giustamente paragonata alla bacchetta del direttore d'orchestra e deve essere ben equilibrata con un manico abbastanza pesante, flessibile e in grado di schioccare facilmente.

Se non si vuole che con il tempo si incurvi, perdendo la sua elasticità, è bene tenerla appesa ad un chiodo, anziché appoggiata a terra.

Bisognerà agire cautamente, avendo cura di non spaventare il cavallo e usarla raramente e sempre dopo un ordine vocale. Molto spesso la si terrà rivolta all'indietro, praticamente nascosta dietro la schiena, per non allarmarlo.

                  

                    

Fonte: Vincenzo De Maria - "Il libro completo dell'equitazione"

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